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Il primo o l'unico appuntamento?

Ma è proprio vero che il “primo” appuntamento sia l’inizio di qualcosa?
Questa è la questione che si prende troppo poco in considerazione.

Infatti, diciamocelo: quando diamo l’appellativo “primo appuntamento” siamo già convinti, come l’aggettivo stesso suggerisce, che ce ne saranno altri, come se fosse il preludio cruciale dal quale partirà una lunga storia d’amore.

Quindi, ci si trucca due ore per un make up invisibile, si preparano conversazioni davanti allo specchio, si provano le migliori posture, si studiano ossessivamente abbinamenti d’abito che diano l’impressione che “non ci siamo messi addosso nulla di chè, se mi vedi così splendida è perché lo sono io intrinsecamente” e si spera che il primo a provarci sia sempre l’altro.
Fondamentalmente, siamo presi più da Noi stessi che dall’appuntamento in sé.
L’altro, nell’evento storico, sostituirà lo specchio che rifletterà la nostra persona costruita ad hoc per l’occasione. Ossia, ci aspettiamo l’eccellenza e che l’altro la celebri.

Ma come si sa, le più alte aspettative possono essere portatrici delle più grandi delusioni.
Come potersene salvare?
Ecco qualche piccolo accorgimento.

Innanzitutto, chiediamoci: “Ma anche l’altro pensa che il nostro incontro sia un primo appuntamento”?
La risposta non è affatto scontata. Può essere che l’altro viva l’appuntamento non come il primo, ma come l’unico. O magari lo viva semplicemente come un incontro che riempia un breve lasso di tempo tra cose più interessanti da fare. Perché, se fosse così, potremmo rimanerne delusi/e, soprattutto nel vedere che l’altro si presenta all’appuntamento assieme a un amico/a o che si distrae mentre noi parliamo di massimi sistemi (o almeno così a noi pare…).
La situazione si gioca nell’incontrollabilità, ossia, ci si è annusati e studiati PRIMA del primo appuntamento, quando ci si è conosciuti per caso ed esposti senza troppi filtri.

Se è davvero un primo appuntamento, lo sappiamo già da prima. Quindi, cerchiamo di uscire un po’ fuori da noi stessi e chiediamoci se quello che viviamo e sentiamo Noi è lo stesso che vive e sente l’Altro. I segnali ci sono, (eccome!) e si nascondono dietro le parole e gli atteggiamenti.
Se l’altro dice “ci becchiamo” in tale locale, non è un primo appuntamento;
Se l’altro dice “ci vediamo per un aperitivo, poi per cena devo andare”, non è un primo appuntamento;
Se l’altro ci chiede di vederci per un after dinner a tarda ora, non è un primo appuntamento, probabilmente è l’unico;
Se l’altro ci invita a un evento/festa che ha organizzato, non è un primo appuntamento;
Se abbiamo invitato noi l’altro e per risposta ci dice “ti faccio sapere” e solo all’ultimo momento dice di sì, potrebbe non essere un primo appuntamento!  
 
Un primo appuntamento è quando due persone creano l’occasione per passare del tempo insieme senza intoppi o intrusioni da altro. Un tempo dove hanno l’opportunità di approfondire la loro conoscenza reciproca. E’ un po’ retrò? Certamente lo è, ma solo quando il trasporto che si sente non è sufficiente. Se invece l’alchimia è già scattata, ci si gode lo spiccato lato romantico dell’attesa, che non ha nulla di old style.

Psicologa
Dott.sa Michela Andreoli